Oltre a danneggiare il cuore e i vasi sanguigni, il sale, se consumato in eccesso a tavola, potrebbe aumentare il rischio sia di diabete di tipo 2 (insulino-resistente, la forma più diffusa al mondo), sia di una forma meno diffusa di diabete che si chiama LADA (diabete autoimmune latente degli adulti) e somiglia per certi aspetti al diabete giovanile (di tipo 1 o insulino-dipendente) ma colpisce gli adulti e compare molto lentamente. Secondo uno studio presentato al congresso dei diabetologi europei a Lisbona, il ”presunto colpevole” è il ‘sodio’ contenuto nel sale che usiamo a tavola e che è contenuto già in molti cibi; il sodio rappresenta il 40% del peso del sale stesso. La ricerca è stata condotta presso l’Istituto Karolinska di Stoccolma.
Il sale da cucina è il cloruro di sodio e il quantitativo in sodio in un grammo di sale è 0,4 grammi. L’Organizzazione mondiale della sanità raccomanda un consumo giornaliero di sale inferiore ai 5 grammi. Gli esperti hanno confrontato il consumo di sale di pazienti (355 con LADA e 1136 con diabete 2) e soggetti sani di controllo (1379) e visto che chi consuma tanto sodio (2,9 grammi al di’ che corrispondono a ben 7,3 grammi di sale al giorno) ha un rischio di ammalarsi di diabete 2 del 72% maggiore rispetto a chi consuma poco sodio (consumo/di’ inferiore a 2,3 grammi di sodio pari a un consumo di sale inferiore a 6 grammi al giorno).
Per quanto riguarda il diabete autoimmune degli adulti (LADA) il rischio legato al consumo di sodio è ancora più rilevante: chi consuma tanto sodio ha un rischio triplo di ammalarsi rispetto a chi ne consuma poco (secondo le quantità riferite sopra). Questi risultati hanno importanti implicazioni nella prevenzione del diabete, specie di quello autoimmune con esordio in età adulta.